tag:blogger.com,1999:blog-21441231680819044952024-02-20T11:53:19.614-08:00Appunti di scritturaFrasi che volevano uscire, pensieri a metà, dialoghi rubati, descrizioni bloccate in volo, incipit mai continuati, personaggi vissuti un giorno, stralci di capitoli che non ci sono più, articoli postati...
e qualcosa di meUnknownnoreply@blogger.comBlogger319125tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-38705257542612815822013-10-10T00:50:00.000-07:002013-10-10T00:50:00.304-07:00Sotto la pioggia<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sono uscito senza ombrello sotto la
pioggia fitta, camminando senza ombrello sono arrivato da lei. La
luce era accesa ma non mi apriva la porta.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sentivo la sua voce, al di là dei
muri, cantare a voce alta per non udirmi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Di nuovo l'ho chiamata, implorata,
scongiurata. Niente da fare. Rimanevo là sotto a impregnarmi di
pioggia, avevo smesso anche di urlare. All'improvviso si è
affacciata, bella come sempre, si è sporta dalla finestra rimanendo
senza parole.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Per lungo, lungo, tempo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Spero che non sapesse cosa dire, spero
che stessa valutando la possibilità di farmi entrare. Poi il volto
si è trasformato, odio e furore, e mi ha detto di non farmi più
vivo, di sparire dalla sua vita.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La sua voce non era più la sua. Nel
mio cuore, fino all'ultimo secondo lei ha valutato altre parole da
dire. Purtroppo sono solo io a pensarlo, non ho niente per affermarlo
con certezza.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
È tornata dentro e io sono riamasto là.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'ho sentita piangere da dietro le
mura, e a questo suono sono andato via.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Solo, senza un ombrello, sotto la
pioggia.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-38596404103343406382013-09-20T00:00:00.000-07:002013-09-20T00:00:08.636-07:00Il terrazino<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La grande casa è silenziosa, una
quiete irreale regna tutt'intorno. Il prato al'inglese perfettamente
curato, la magnolia mostra al mondo le prime gemme della stagione;
nel luminoso salotto una giovane, cingendosi le gambe al petto, sul
morbido divano bianco, legge un voluminoso libro.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
È sola.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
I rumori più insignificanti prendono
forma per sottolineare la sua solitudine, ogni suo gesto è lento,
fluttuante. Quella villetta è bella, certo, ma a lei non piace;
quell'esistenza lussuosa è allettante, sì, ma lei preferirebbe la
sua vita di prima.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Aspetta con ansia il suono del
citofono, un'anziana signora rotondetta e gioviale, maestra
elementare in pensione, nonchè sua vicina, verrà a farle visita per
il tè. Insieme mangeranno la crostata di more, infornata nella
mattinata, e la giovane penderà da quelle rugose labbra, prosaiche
confidenze di inestimabile valore.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Anni prima lei era una pasticcera,
giovanissima, bellissima, sempre stanca, una pasticcera che lavorava
nel cuore di New York. È ancora giovane ma guarda la sua vita
scorere inerte, è ancora bella ma spenta, non è stanca ma non c'è
più niente da fare in questa terra straniera. Ha seguito un uomo e
continua ad aspettarlo, ogni giorno, ogni sera, lui tornarà per
chiudersi nella piccola palestra in taverna o in uno dei tre studi al
piano superiore.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ilary ha sposato un uomo di successo.
Ilary è la moglie di Giacomo.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-9593914283387777922013-07-24T00:36:00.000-07:002013-07-24T00:36:00.542-07:00Attesa<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il caldo era atroce. Il sole batteva a
picco e le due ragazze erano accalcate in mezzo a tante altre come
loro. Finalmente le fecero entrare, ma furono costrette tutte entro
lunghi corridoi bui, la situazione non era affatto migliorata.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
"Io te lo avevo detto che era
così!"</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sara si rivolse all'amica che aveva
perso la spavalderia della mattina.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
"Aspetteremo, non è un
problema."</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Rosa voleva apparire fiduciosa, in
realtà un grande sconforto bussava alla sua porta.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
"Devi venire prestissimo, aspetti
delle ore e poi quanto? Due tre minuti al massimo, e non ti
richiamano mai."</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Rosa le credeva, Sara non era nuova a
quel tipo di audizioni, ma voleva comunque la sua possibilità. Per
lei era molto importante, Sara non lo ignorava, era andata là solo
per accompagnarla. Rosa sapeva benissimo di non essere brava
tecnicamente come lei e quella era la sua prima audizione, mentre
l'amica aveva iniziato a fare i primi provini quando era
piccolissima. E non era mai stata presa. Però Rosa aveva qualcosa in
più, aveva la forza della determinazione, Rosa aveva davvero bisogno
di essere accettata. Rosa doveva ottenere il suo riscatto, Sara non
ne aveva bisogno.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Le due ragazze si erano conosciute anni
addietro, quando Rosa era stata iscritta per la prima volta a un
corso di ballo. Indossava scarpette strette e un tutù color
confetto, e saltellava di gioia nella grande sala con gli specchi
alle pareti. Era la più grande delle allieve del suo corso,
quell'anno aveva vinto la sua prima grande battaglia contro i
genitori, smetterla con la piscina e iscriversi a danza classica,
come avrebbe sempre voluto. Non era colpa sua se Viola, maggiore di
lei di molti anni, era una nuotatrice provetta. Lei odiava l'acqua e
non invidiava minimamente le tante medaglie della sorella. Rosa
voleva ballare.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ben presto fu chiaro che era dotata di
un talento innato, faceva progressi sorprendenti e venne promossa a
un corso avanzato. Con il passare degli anni iniziò a frequentare
anche altri corsi e conobbe la figlia del titolare della scuola, Sara
appunto. Crebbero insieme e divennero molto amiche, ma Rosa non smise
mai di provare una segreta invidia.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sara non aveva mai dovuto lottare per
poter ballare, da quando compì sedici anni iniziò a insegnare nei
corsi per principianti, e una volta adulta avrebbe preso la gestione
dell'intera scuola. La danza era la sua vita, lo era sempre stata e
lo sarebbe stata per sempre, se avesse voluto. Per Rosa non era così
semplice; Rosa era la sorella minore di Viola, quella buona, quella
bella, quella intelligente, quella capace, quella che non si perdeva
in stupide frivolezze come la danza.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La passione di Rosa per ballare, per il
teatro, per la recitazione e quant'altro non era mai andata a genio
ai suoi genitori, che l'avrebbero voluta seria e diligente come la
sorella. In quei giorni Viola era appena partita, dopo una brillante
laurea in economia, aveva trovato un ottimo impiego a Stoccolma. I
genitori erano orgogliosissimi di lei, quanto delusi dalla figlia
minore. Dopo aver finito la scuola, Rosa si era subito cercato un
impiego ma, qualsiasi cosa trovasse, non riusciva a tenersi il posto
per più di qualche mese.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
È svogliata, distratta, maldestra,
incapace e per di più continua a perdere tempo dietro a frivolezze.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Rosa sapeva benissimo che non era così,
aveva avuto solo tanta sfortuna, la rabbia di non riuscire a
dimostrarlo bolliva in lei e la portava a combinare solo altri
disastri; la settimana prima, che esempio lampante, aveva perso la
sua ultima occupazione e ancora non aveva avuto il coraggio di dirlo
ai genitori. Lavorava part time in un salone di parrucchieri ed era
arrivata in ritardo a causa dell'ennesima lite con la madre, sulla
danza precisamente. La donna voleva che la figlia la smettesse di
insegnare nella scuola dell'amica, anche lei come Sara aveva iniziato
a fare da maestra alle allieve più piccole, giusto un paio di ore la
settimana, per cercarsi un'occupazione seria dato che anche il salone
di bellezza non le piaceva molto. Tra il ritardo e un increscioso
errore sulla tintura di un'anziana signora, Rosa proprio non riusciva
a concentrarsi, pensava e ripensava con rabbia alle parole della
madre, che sembrava disprezzare il suo mondo, e cercava la maniera per
riscattarsi, fu mandata via senza tanti complimenti. Proprio la
sera stessa che trovò l'annuncio dell'audizione sul giornale e,
fattolo vedere all'amica, la convinse a partecipare.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-67029373973548051042013-07-22T00:49:00.000-07:002013-07-22T00:49:00.160-07:00Lavoro a maglia<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
È intenta nel suo lavoro a maglia,
l'anziana signora, ogni tanto alza lo sguardo e lo fissa sulla
vecchia pendola, ormai ferma. È solo un ricordo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Un auto in lontananza, nella testa,
voci dal passato la rincuorano nella lunga sera.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Con fatica si alza, movimenti lenti di
chi ha già vissuto, in cucina versa un bicchiere di acqua fresca e,
con gusto, la beve. Tenta nuovamente la telefonata, non ha fortuna,
squilli a vuoto, una voce registrata dopo l'attesa. Torna al suo
maglione, tenterà più tardi, senza illudersi di ottenere risposta.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Riuscire a parlare con suo figlio è
difficile, vederlo ancora di più.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quel ragazzo era un genio, lei lo aveva
sempre saputo, anche quando era molto piccolo lo sospettava, adesso
poteva ben vedere di aver ragione. Il suo grande successo lo
dimostrava. Un talento innato, suo figlio. Il carattere di fuoco, la
freddezza e la mancanza di scrupoli non apparivano tali ai suoi occhi
stanchi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Continuava a sferruzzare, in attesa di
poter parlarci, di poter parlare con Giacomo.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-35763994320161108142013-07-19T00:30:00.000-07:002013-07-19T00:30:00.728-07:00Sala d'aspetto<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nella sala d'aspetto del dentista,
l'uomo, a disagio, cercava conforto dall'arredamento. Stampe di
famosi quadri lo circondavano ma non riuscivano a lenire l'ansia
dell'attesa. Tra esse anche la riproduzione di una foto, molto
famosa, l'uomo lo sa senza riuscire a collegarla a niente di preciso.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Un palloncino rosso, un cielo azzurro,
sopra una veduta aerea di New York in bianco e nero. Davvero
impressionante.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Si perde in ogni dettaglio, è come
volare insieme al palloncino colorato di quel cielo troppo blu,
lontano dall'immensa città grigia. Fluttua anni luce distante dalla
sua carie e dalla spaventevole poltrona cui dovrà sedere. L'uomo
conosce l'immagine, l'ha già vista, ma mai guardata così, non si è
mai soffermato tanto, non si è mai accorto della forza che v'è
dentro.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
D'un tratto è convinto di ricordare.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quella foto fece il giro del mondo, una
decina di anni prima, un giovane sconosciuto ebbe successo con una
velocità impressionante, per quello scatto. Non gli sovviene il
nome, ma è convinto di averne sentito ancora parlare.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La foto è il primo capolavoro di
Giacomo. </div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-11754649918671489552013-07-17T00:47:00.000-07:002013-07-17T00:47:00.127-07:00Sul tavolo<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Appare surreale, la situazione tutta.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Un denso odor di fumo impregna l'aria e
mi impedisce il lavoro. Ma forse non è quello il fattore principale.
Un timer ticchetta lontano e da una parvenza di vita a un luogo di
abbandono. Non conto i calcinacci e i rifiuti accanto a me, diverrei
matta. Faccio finta che non esistano, così è meglio.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
I rumori dall'altra stanza potrebbero
provenire da un altro mondo, e per me lo è quasi. Colpi di martello,
passi ovattati, voci di donne. Forse. Non mi interessa.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Su questo tavolo cui mi appoggio, vita
quotidiana alla rinfusa. Parti di un futuro, parti di un passato,
oggetti di passaggio che non inquadrano "l'ora". Due
bottiglie d'acqua, un bicchiere sporco, un rotolo di scotch,
biglietti da visita in carta sottile, una plafoniera, un portamonete
turchese, un libretto di istruzioni, forbici, un portacenere annerito
dal tempo e qualche foglio di appunti. I fogli sono miei, tutto il
resto mi sfiora come vento lontano.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Scrivo, ma il mio scrivere è solo un
attendere. Attendo qualcuno, attendo il momento, attendo le idee.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il sole va giù, inesorabile come suol
fare, e alla mia porta ancora non ha suonato nessuno. Chissà se mai
lo farà.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Cercare di capire se attender ancora è
utile o no.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-82504500564945410362013-07-15T00:00:00.000-07:002013-07-15T00:00:05.748-07:00Ilary<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La grande casa è silenziosa, una
quiete irreale regna tutt'intorno. Il prato al'inglese perfettamente
curato, la magnolia mostra al mondo le prime gemme della stagione;
nel luminoso salotto una giovane, cingendosi le gambe al petto, sul
morbido divano bianco, legge un voluminoso libro.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
È sola.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
I rumori più insignificanti prendono
forma per sottolineare la sua solitudine, ogni suo gesto è lento,
fluttuante. Quella villetta è bella, certo, ma a lei non piace;
quell'esistenza lussuosa è allettante, sì, ma lei preferirebbe la
sua vita di prima.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Aspetta con ansia il suono del
citofono, un'anziana signora rotondetta e gioviale, maestra
elementare in pensione, nonché sua vicina, verrà a farle visita per
il tè. Insieme mangeranno la crostata di more, infornata nella
mattinata, e la giovane penderà da quelle rugose labbra, prosaiche
confidenze di inestimabile valore.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Anni prima lei era una pasticcera,
giovanissima, bellissima, sempre stanca, una pasticcera che lavorava
nel cuore di New York. È ancora giovane ma guarda la sua vita
scorrere inerte, è ancora bella ma spenta, non è stanca ma non c'è
più niente da fare in questa terra straniera. Ha seguito un uomo e
continua ad aspettarlo, ogni giorno, ogni sera, lui torearà per
chiudersi nella piccola palestra in taverna o in uno dei tre studi al
piano superiore.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ilary ha sposato un uomo di successo.
Ilary è la moglie di Giacomo.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-42440324417724732422013-07-12T00:25:00.000-07:002013-07-12T00:25:00.582-07:00Rosa<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ancora la luce pomeridiana invadeva la
casa, si sedette Rosa, crollando il corpo inerte, nella poltrona
sotto la finestra. Lentamente prima, sempre con più foga poi,
disperatamente infine, proruppe in un pianto che non aveva eguali. E
continuò sotto il cielo arrossato del tramonto, e continuò quando
tutta la stanza fu invasa da una tiepida oscurità. Nonostante qual
pianto la margherita tra i suoi capelli resisteva.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quando le lacrime si furono asciugate
rimase solo un gran freddo un gran vuoto che faceva paura e troppe
domande che non davano tregua.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Andò in cucina e si preparò un caffè;
ascoltava l'acqua bollire e ancora due lacrime scesero sulle sue
guance. Tutto il dolore che aveva covato negli ultimi mesi oggi
esplodeva, solo oggi si rendeva conto di quanto grande fosse la sua
angoscia, oggi aveva aggiunto l'ultimo tassello e non aveva più il
coraggio di guardare quell'immagine.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Versò nella sua tazza preferita una
generosa dose della bevanda nervina, aspettando di calmarsi. Sobbalzò
invece, come morsa da serpente, quando il suo cellulare notificò
l'arrivo di un messaggio. Tramando lo lesse, sperando e non sperando
insieme, Guido, il marito, avrebbe tardato in ufficio, aveva più
tempo per pensare a cosa fare.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Dopo quel pomeriggio doveva accantonare
l'idea di far finta di niente, ci aveva provato, aveva tentato per
mesi, ma adesso tutto era peggiorato. Non si poteva più. Per un
attimo, ma fu un attimo solo, balenò a lei l'idea che era una scelta
già fatta, e già sbagliata. Poi la soppresse.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nuovamente, e con insistenza, il
pensiero di raggiungere la sorella a Stoccolma, Viola la maggiore,
era difficile impedirselo, Viola quella perfetta, non voleva fuggire
così, Viola che avrebbe saputo come comportarsi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Forse l'unica azione possibile era
parlare con <i>lei</i>. Già, ma cosa dire? E perché poi? Cosa avrebbe
voluto ottenere?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Rosa guardava il vuoto cercando
suggerimenti forse dalle mute lampade, e ancora quel senso di
irrealtà invase ogni sua cellula, come sangue scorrendole nelle
vene. Possibile che fosse la stessa persona? Meno di un anno fa
quella foto sulla libreria. A metà tra Joyce e Stendhal. Il leggero
vestito azzurro sulla pelle abbronzata, quel corpo da quarantenne che
quarant'anni non li sentiva, quel sorriso puro e genuino come il sole
pronto a sbocciare in ogni dove. Al braccio del marito nella sera di
tarda estate, passeggiando tra le vie della città deserta.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Dopo quindici anni di matrimonio erano
felici e spensierati, ciò a loro ovvio pareva. Lui noto avvocato,
lei insegnante di ballo in una scuola in centro. Abitavano una villa
vicino ai Parioli, e nulla più avrebbe chiesto dalla vita.
L'amarezza di quando aveva scoperto di non poter aver figli era
svanita, rimanevano solo un marito che amava e un lavoro
meraviglioso. Anche il contrario. Le bambine, con le loro scarpette e
i loro tulle le regalavano un briciolo di quell'amore materno che lei
mai avrebbe provato; inventare le coreografie nei corsi serali la
illudeva di poter volltegiare ancora, come se la sua gamba stesse
bene. E poi le serate cui il marito la conduceva, cene di gala con
illustri signori, per in tarda serata finire, loro due soli, in
squallidi bar di periferia, a bere e parlare. Come due adolescenti
innamorati, l'alba seduti su di un prato.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Niente più di tutto ciò.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Avrebbe voluto cancellare i suoi
ultimi vent'anni di vita o poco più.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Tutto ma non<i> lui</i>.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Cominciò tutto che era una ragazzina.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-75384571497881149772013-07-10T00:46:00.000-07:002013-07-10T00:46:00.615-07:00Ricominciare<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ricominciare, sembra strano. Di nuovo
una lunga strada davanti, tra curve e salite, che mi aspetta. Eppure,
il sapore della fine me lo sento ancora tra le labbra. Quel sapore che
avevo agognato a lungo e che vedevo avvicinarsi a grandi passi. Ma
sempre più pesanti e lenti.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quando arrivò non sembrava vero, il
riposo che desideravo, era lì, ma già mi dicevo, non durerà.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E infatti sono qui, di nuovo come
davanti a un foglio bianco, la sfida si presenta di nuovo; adesso è
lindo e pulito, lo dovrò riempire tutto.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Da questa prospettiva fa quasi un po'
paura, i primi segni da tracciare, ecco, quelli là in mezzo, nel
nulla sembrano come una macchia, sporcheranno.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Adesso è solo un'avventura da
iniziare, è vergine e senza errore.. forse sto diventando vecchio,
fino a qualche anno fa le avventura da iniziare erano cariche di
aspettative e attese, adesso c'è solo la stanchezza e la speranza
che finisca presto.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Questa è invece la gioventù che
finisce.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-12469007803444719172013-07-08T00:21:00.000-07:002013-07-08T00:21:00.847-07:00Le due ragazze<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Le ragazze continuavano ad aspettare,
sempre più strette le une alle altre; intorno la stessa impazienza e
lo stesso fremito che dominava nei loro corpi. Alcune se ne andarono,
stremate, altre scaldavano i loro muscoli, altre ancora, infine,
riconosciutesi da lontano, correvano a salutarsi con un misto di
cordialità e inimicizia. Molte di esse erano pesantemente truccate,
e Rosa, acqua e sapone, si sentiva molto a disagio.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
"Questa è un'audizione per
professioniste, non ci assumeranno mai."
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Osservò Sara e subito si pentì delle
sue parole, vedendo la speranza farsi ancora più fievole sul volto
dell'amica. Aveva ragione, ma Rosa non intendeva disperare; sentiva
le gambe dolere per le lunghe ore ferma in piedi e temeva che
l'avrebbero tradita. Si fece nuovamente forza limitandosi a
bisbigliare sottovoce</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
"Ce le faremo!"</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Una voce si levò alle loro spalle,
forte ed acida.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
"Nemmeno quando entrai a far parte
del corpo di ballo di <i>Cats</i> ho atteso così a lungo. Me ne
vado."</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Un mugolio d'assenso segui le parole
della sconosciuta ragazza. Con una gomitata, Sara attirò
l'attenzione della compagna.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
"Che ti dicevo? Sono
professioniste."</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
"Tra poco ci siamo."</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Fu l'unica risposta che ottenne in
cambio.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Lentamente avanzavano lungo il
corridoio e la determinazione di Rosa, che prima si era fatta
sconforto, iniziava ad assumere i tratti dell'emozione.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non ti bloccare, non ti bloccare, non
ti bloccare. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Una voce dentro sé continuava ripetendo la litania,
mentre Rosa grandi respiri inalava per mantenere la calma.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quella mattina aveva ricevuto una
lettera dalla sorella. Viola le raccontava di come era andato il
viaggio, del suo nuovo lavoro così entusiasmante, della casa
aziendale dove era andata a vivere, piccola ma decisamente carina, di
quanto sono gentili ed educati gli scandinavi. Ripensando a quelle
parole, Rosa cercava di assorbirne tutto l'entusiasmo e far suo
l'ottimismo della sorella, sapendo che le sarebbero serviti.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ancora qualche passo avanti.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Percepiva il suo corpo sudare e un
lieve imbarazzo per l'odore non buono che probabilmente emanava.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
"Non ti preoccupare" Sara con
un sorriso stentato "siamo tutte nelle tue condizioni."</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ma anche nelle sue parole Rosa vedeva
salire la tensione. Furono fatte entrare in uno spogliatoio, erano in
dieci. Così potevano prepararsi. Rosa indossò il suo body e le
scarpette imitando la sicurezza dei gesti dell'amica. Consegnarono
loro un questionario da riempire con i propri dati, le esperienza
passate e le motivazioni che l'avevano spinte là.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La condussero infine sul palco. Le luci
erano accese, si soffocava. Una manciata di uomini, e donne, sedevano
davanti con delle schede in mano.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Forse le loro.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-8325367935380385592013-07-05T00:27:00.000-07:002013-07-05T00:27:00.803-07:00Attesa<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La sto aspettando, spero solo che non
faccia tardi. Un tempo era puntuale. La pioggia gelida mi colpisce il
volto e le spalle, e il busto e le gambe senza dar tregua neppure un
minuto. Ho sempre più freddo e l'oscurità sempre più fitta.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non so perché son venuto, perché ho
ceduto alle insistenze, perché sono qui che aspetto e soffro per il
freddo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Devo parlarti.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Di cosa.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Devo farlo di persona.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Questo fare duro, scontroso e secco le
è proprio, non mi ha né stupito, né offeso.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Potevo dire no, potevo rifiutarmi, sono
ancora in tempo ad andarmene. E poi quella voce, quella che, talvolta
dal cuore, talvolta dal cervello, talvolta dallo stomaco, continua a
parlare. Per sempre chiederà cosa era, e perché non son rimasto.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Magari è importante, magari no, ma non
ho voglia più di pentirmi per non aver fatto qualcosa.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-24063006211507808532013-07-03T00:00:00.000-07:002013-07-03T00:00:08.455-07:00Il direttore<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il direttore della rivista sfoglia
svogliatamente l'ultimo numero, posato sulla sua scrivania. Nel suo
ufficio, a sera tarda, la redazione è quasi deserta.
Inavvertitamente urta il bicchiere del caffè, ormai freddo, che si
rovescia sulla moquette bodeaux. All'ingresso della stanza un
divanetto con un tavolino basso, i resti di un bicchiere di burbon.
Sulla parete destra una grande libreria è colma di riviste. Davanti
a sé, oltre l'ampia scrivania, due poltroncine di pelle nera, non
più nuove.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'uomo trascorre in quella stanza gran
parte del proprio tempo, è bravo e diligente nel suo lavoro, non è
un caso che la rivista goda di un ottimo successo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ha già congedato la sua segretaria,
scrive gli ultimi appunti, poi andrà a casa. Dalla strada giunge
attutita una melodia rock.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Chiusa la rivista, la guarda con un
sospiro sordo. La foto di copertina ha dell'incredibile, scattata con
una maestria assoluta. Il suo fotografo più bravo, entrato nel team
solo da pochi mesi, dopo un lungo corteggiamento. È un maestro, il
direttore deve dargliene atto, in fondo è stato lui che lo ha
voluto, a ogni costo. Adesso, però, deve fare i conti con l'uomo,
con il presuntuoso, con l'irrascibile, con l'altezzoso. Si chiede, per
l'ennesima volta, se il suo non sia stato un errore.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il direttore è il principale di
Giacomo.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-83533325636155809882013-07-01T00:00:00.000-07:002013-07-01T00:00:14.794-07:00Il verdetto<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La mattina seguente si presentò di
nuovo davanti al teatro, Sara con lei, e, con suo grande disappunto,
nuovamente fu accalcata insieme a tante altre ragazze, molte delle
quali le aveva già intraviste. Non dovettero attendere a lungo, ben
presto le fecero accomodare nella platea deserta. Sul palco le stesse
persone che il giorno precedente sedevano loro di fronte. Rosa guardò
l'amica e le strinse la mano, nell'occhiata che ricevette in cambio
sembrò leggere, rilassati, abbiamo fatto tutto il possibile, adesso
dobbiamo solo aspettare.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Per l'ennesima volta prese la parola la
governante inglese. Parlò a lungo della produzione e della
tourneè imminente, enfatizzandone l'importanza. Passò poi a spiegare
i dettagli più tecnici. Il corpo di ballo sarebbe stato composto da
quindici elementi, cinque ballerini, già selezionati, e cinque
ballerine.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Molte ragazze si guardarono intorno,
erano circa un centinaio.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Tornato il silenzio la governante
proseguì. Disse che in tournèè sarebbero partite quindici di loro,
dieci titolari e cinque sostitute, e queste ultime non avrebbero
avuto la garanzia di esibirsi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sembrava parlasse volutamente con
estrema lentezza per perdere tempo e aumentare la tensione. Rosa la
odiava, iniziava a sudare freddo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Arrivò finalmente il momento di
leggere i nomi delle prescelte.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
"Le altre possono andare a casa."</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Precisò la governante.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non sarebbe accaduto neppure nei sogni,
sia Rosa sia Sara si trovavano sul palco, ma qualcosa non quadrava.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Le ragazza erano ben più di quindici.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Alcuni bisbigli si levarono dal gruppo
compatto, la relatrice li zittì nuovamente e continuò il suo
discorso. Le ragazze prescelte, dal lunedì seguente avrebbero
seguito, sei giorni la settimana, un corso di preparazione per
imparare le coreografie, al termine del quale, lei, la responsabile
del corpo di ballo, nonché loro prossima insegnante, avrebbe scelto
le titolari e le riserve. Le ballerine avrebbero dovuto allenarsi sei
ore al giorno e quei due mesi non sarebbero stati in alcun modo
retribuiti. Nuovamente chiese a chi non se la sentiva di andarsene e
questa volta tre ragazze si allontanarono dal gruppo. Tra queste
c'era Serena.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sara e Rosa rimasero.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-43553827936132721942013-06-28T00:16:00.000-07:002013-06-28T00:16:00.516-07:00Ingannarsi<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'acqua calda sulle candide mani
scivola via veloce, impiega molto tempo per sciacquare le poche
stoviglie della sera, prima di riporle nella lavapiatti.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Lui è già al piano superiore; Ilary
indugia in cucina.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Questa sera sembrava affettuoso, una
strana luce, un idea che gli rimbalzava nel cervello. Non si è
fermato nella palestra, non è andato dritto nello studio.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i>Stiamo troppo poco tempo insieme</i>, le
parole, tono studiato, mentre lei preparava un Martini per entrambi,
come soleva fare nei primi mesi del loro matrimonio, prima di divenire
trasparente.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Penso di lasciare il giornale.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Lei sapeva che il motivo era
l'insoddisfazione di lui in redazione. Si era seduto, spostando
malamente il romanzo della moglie.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sarebbe tornato a essere free lance?
Ilary non dubitava che in quel caso tra loro sarebbe stato anche
peggio. Viaggi interminabili, impegni mondani, notti trascorse
lavorando su un singolo scatto.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ho avuto un'idea che risolverà tutti i
problemi tra noi; lei aveva annuito portandosi alle labbra il proprio
bicchiere. Docile, come sempre; docile, come era stata dall'inizio.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Si erano conosciuti anni prima, lui a
New York per uno dei suoi tanti viaggi di lavoro, le missioni come li
chiamava. Lei lavorava ancora nella piccola pasticceria di famiglia,
era stata una sciocca, aveva creduto a tutto ciò che l'uomo le aveva
detto. Ammaliata dal fascino italiano, si era fidata, lo aveva
seguito. Poi aveva visto dissolversi quelle promesse, nebbia dietro a
un obbiettivo. Ancora si chiedeva perché, perché era finita là,
chilometri e chilometri dalla sua casa, dal suo paese, perché non se
ne andava. Non lo sapeva, accettava con amarezza quella vita da
bambola, sperando, un giorno, di avere la forza per preparare le
valige. E questa volta per sempre.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Adesso questa nuova notizia.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Un'ennesima partenza, lui solo
ovviamente. Sarebbe giunto in Senegal, non sapeva quanto si sarebbe
trattenuto, poi tutto sarebbe cambiato.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non le aveva spiegato il motivo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sconforto lontano, ammantava la serata.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nel momento in cui Giacomo aveva
lasciato il lavoro da free lance per farsi assumere nella rivista, le
stesse parole o quasi. Lei ci era caduta. Non starò mai più sola,
non sarà più preso così dal lavoro, saremo felici insieme.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Questa sera no, nel cuore della giovane
non c'è più la forza di ingannarsi.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-83037268323665923072013-06-26T00:12:00.000-07:002013-06-26T00:12:00.464-07:00La camera di Michela<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ho visto la sua camera, è una camera
spaziosa, arredata in colori chiari. In una parete un grande quadro
con decine di fotografie, una bambina bionda che spegneva le
candeline, sempre bionda un poco più grande su di una bicicletta
rosa, al mare con le amiche è davvero bella, foto di scuola e di
feste passate. Un sorriso che mai si cheta.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Una foto più grande è sulla parete,
il suo cane con la lingua di fuori, un poster americano sull'anta
dell'armadio, un pupazzo, sopra una mensola, di quando era piccola.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sulla scrivania un libro si storia
aperto a pagina 53, qualche CD e una penna mangiucchiata. Sul
comodino una lampada a forma di labbra, un portamonete consumato e
una boccetta di profumo. Le ciabatte ai piedi del letto vicino a un
libro chiuso. Per terra.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Questa è la stanza di Michela, sono
cinque giorni che nessuno la vede.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-91241981796988625542013-06-24T00:00:00.000-07:002013-06-24T00:00:13.026-07:00Un uomo cammina agile<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nell'affollata strada serale un uomo si
confonde tra gli altri; cammina agile, passo dinoccolato, lo sguardo
fisso al suo obbiettivo. La mascella serrata contorce in una smorfia,
quel viso assai bello. Bello sì, ma un bello antipatico, snervante,
una bellezza presuntuosa che di armonico non ha nulla.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Attraversa la strada senza guardare,
urta i passanti e non si volta, è inghiottito dai rumori ma non vi
presta caso. Sembra assorto nei suoi pensieri ma non è così,
rimugina i suoi pensieri, il che è diverso.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Molto diverso. È cattivo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Lui è Giacomo, un uomo triste, un uomo
che, nonostante il suo grande successo, è insoddisfatto. Dopo quel
primo grande boom, e a quei tempi era solo un ragazzo di talento,
l'escalation alla fama non si era fermata, una belva che ha sentito
l'odore del sangue; quanti viaggi, quanti scatti, quante
soddisfazioni, lui non era mai pago.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ricordava tutti i sorrisi alle
premiazioni, quei gesti così meccanici per mascherare il suo
disprezzo verso gli altri fotografi. Ogni premio, ogni applauso, ogni
sorriso era un gradino in più. Lui doveva diventare il migliore. La
gloria avrebbe cancellato quel senso di vuoto che sentiva da sempre,
avrebbe sopperito alla sua solitudine. Avrebbe preso una rivincita
verso coloro che non lo avevano mai amato, verso coloro cui non era
mai riuscito a farsi amare. Avrebbe dimostrato di essere il più
grande.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Solo quello voleva.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E ci stava riuscendo? Ovvio, che ci
stava riuscendo; anzi, durante il suo ultimo viaggio negli States,
aveva conosciuto la più dolce e sexy ragazza americana e l'aveva
sposata.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Lui non era solo bravo, era bello, e
fortunato. E nuovamente si rodeva per riuscire a fare invidia agli
altri fotografi. I neri capelli si erano ingrigiti per lo stress, ma
si consolava bene; la sua bellezza non veniva sminuita, brizzolato ed
occhi azzurri, evocava un certo fascino.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Neppure trent'anni, una villa da sogno,
un matrimonio da film, e continuare a girare il mondo per aumentare
fama e soldi. Non bastava mai.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Già a quei tempi non era felice,
doveva ammetterlo, sarebbe stato questione di mesi, forse anni, prima
o poi avrebbe raggiunto il massimo successo, quello che desiderava.
Continuava a porsi obbietivi, raggiungerli, ed ecco che altri
apparivano davanti, una corsa folle senza fine.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Poi... quel grande errore!</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ilary, la mogliettina a stelle e
strisce, sembrava così triste per tutte quelle assenze, per dover
rimanere sempre al secondo posto, per quell'insensata e continua fame
di gloria che lo accecava in tutto il resto. Decise di lasciare la
vita da free lance e farsi assumere nella redazione del miglior
mensile della città. Le riviste se lo contendevano, quasi un piacere
sessuale.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Si era convinto di ambientarsi bene.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'ultimo arrivato e già tra i primi
per importanza, gli altri fotografi che non valevano nemmeno il suo
alluce sinistro, giornalisti che lo avrebbero pregato di curare i
loro pezzi... Illuso; quella bramosia, che neppure prima si spegneva,
adesso bruciava di fiamme infernali.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
In più Ilary non sembrava troppo
felice per il cambiamento.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Tornava a casa e si chiudeva nella sua
piccola palestra domestica, o in uno dei suoi studi, cercando di
placare quel fuoco e di capire perché quella stupidella della moglie
era triste. Lei, intanto, lo sentiva rincasare, ma non poteva godere
della sua compagnia, e ancora più triste l'espressione si disegnava
nel suo volto.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Infine, la redazione; Giacomo non la
sopportava più.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Si ostinava a lavorare da solo, teneva
lontani tutti, non si piegava alle richieste dei superiori, litigava
con il direttore, considerava i colleghi poveri idioti, preoccupati
solo dalle loro piccole banalità; la cena di redazione, i regali di
Natale, la partita di calcetto, senza pensare a quello che è davvero
importante, la fama e il successo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Pochi mesi, lui è già allo stremo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quasi giunto a casa, un isolato o poco
più, un sorriso si apre sul quel volto sempre teso, accelera
l'andatura, si concede il lusso di fischiettare; un idea ha appena
preso forma nella sua mente.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-80317970359086377272013-06-21T00:11:00.000-07:002013-06-21T00:11:00.732-07:00La prova<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Si alzò in piedi una donna e aspettò
che fosse fatto perfetto silenzio prima di iniziare a parlare. Durò
un minuto, o poco più, ma sembrò interminabile. Era anziana, molto
alta e magra, con un'espressione severa sui lineamenti tirati. I
grigi capelli raccolti in una crocchia sulla nuca sembravano farla
uscire da un romanzo inglese per bambini, nella veste della
governante arcigna.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Rosa non aveva molta voglia di ridere
sull'immagine che le veniva in mente.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La governante disse che per entrare a
far parte del corpo di ballo di <i>Romeo e Giulietta</i> erano necessari
molto talento e passione, nonché un costante impegno durante la
tourneè. Quindi chi non se la sentiva poteva andarsene direttamente
a casa.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nessuna delle ragazze si mosse.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Chiese loro di fare un passo in avanti,
una alla volta, dire il proprio nome e interpretare a proprio
piacimento le musiche che venivano proposte. Ogni ragazza aveva a
disposizione un minuto e mezzo, con trenta secondi di ogni base. Una
volta terminata l'esibizione dovevano allinearsi nuovamente dall'altro
lato del palco.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La donna si sedette e la prima ragazza
avanzò di un lungo passo; Rosa era terza nell'ordine cui si erano
disposte. La ragazza si chiamava Serena e aveva lunghi boccoli
biondi, iniziò a ballare un pezzo classico con una maestria
assoluta. Sembrava che ogni parte del suo essere partecipasse in quei
passi, quando la musicò cambio, sostituendosi in un pezzo country,
la ragazza non ebbe un attimo di esitazione, e con analoga maestria
iniziò a interpretarla.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Rosa smise di guardare nella sua
direzione, quella bravura ostentata con tanta naturalezza la
infastidiva e si emozionava ancora di più. Lei non era assolutamente
alla medesima altezza.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Poi fu la volta di Clara, una piccolina
bruna, e Rosa neppure si girò a sbirciare la performance. Continuava
a guardare un punto davanti a sé pensando che avrebbe dovuto ballare. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ballare, nient'altro.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Venne il suo turno, con voce insicura
disse il suo nome, Rosalina, e aspettò la musica. Il pezzo classico
non le piacque e avanzò sgraziata i primi passi, per acquisire
sempre più fiducia e iniziare a farsi davvero trasportare dalla
musica. Quando il tempo a sua disposizione finì le sembrò troppo
poco, era tuttavia abbastanza soddisfatta. Come prima volta non era
andata malissimo, aveva temuto di non riuscire di avanzare un passo.
Raggiunse Serena e Clara e attese le compagne in uno strano stato di
trance, senza guardare nemmeno l'esibizione di Sara.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quando furono di nuovo tutte allineate
la governante inglese prese nuovamente la palla. Le ringraziò a
tutte per la disponibilità e chiese a Serena, Rosa e Sara di
ripresentarsi anche l'indomani perché erano tra coloro che sarebbero
state prescelte.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sara dovette sorreggere l'amica fino
all'aria aperta</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-23454184572385371292013-06-19T00:07:00.000-07:002013-06-19T00:07:00.222-07:00La lettera<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ho sbagliato, l'ho capito. Ogni gesto
di quei mesi è stato solo un errore. Quello che volevo eri tu, sei
tu, ma ogni cosa, ogni singola azione, non ha fatto altro che
allontanarci. Anche se le compievo col cuore, anche se erano le strade
che credevo mi avrebbero portato da te.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Lo so, non ci credi. <i>Potevi pensarci
prima</i>, dicesti, <i>hai sbagliato ogni cosa</i>, mi hai accusato, <i>mi hai
perso per sempre</i>, quante volte mi hai minacciato.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Poi un'altra possibilità, un altro mio
errore, ogni volta temevo che fosse l'ultimo che mi concedevi. Poi
quello fatale che ti ha fatto scappare, che ti ha fatto voltare le
spalle, questa volta per davvero. Ed io a piangere e ad aspettare un
tuo ritorno che mai c'è stato e mai ci sarà. Lo volevo più di
quanto si può volere, ma ma il coraggio di chiedertelo ho avuto.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ce l'ho anche ora, anche se temo che
sia troppo tardi...</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
e in quel punto, praticamente alla fine, la penna smise di scrivere, finì l'inchiostro e morì.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quel briciolo di barlume, simulacro di
coraggio, le fuggì di mano, come la penna inerte tra le dita. Cambiò
idea e non terminò la lettera.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ancora se ne pente, ma ora è tardi.
Allora non lo era.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Accadde così.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-25407611012218615212013-06-17T00:00:00.000-07:002013-06-17T00:00:00.588-07:00La redazione<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La grande stanza caoticamente ordinata,
brulicante e indaffarata, gioviale e stressata, accogliente e
asettica, familiare sì e no.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Via Della Cenere, un viale alberato
della capitale, al numero 38 una palazzina di sei piani in stile
liberty. Quattro di questi piani, gli ultimi quattro di questi piani,
sono occupati dagli uffici della redazione del noto mensile.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ore 12:30 di una tiepida mattina di
Maggio, andiamo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Uomini brizzolati, ma dall'aria
giovanile, scrivono con la testa china e lo sguardo fisso nei loro
pensieri, giovani stagiste dalla pelle fresca scivolano tra le
scrivanie con tonnellate di fotocopie, due redattori chiacchierano,
in coda alla macchinetta del caffè. Imbevibile, come in ogni altro
ufficio di quella città.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Un telefono squilla e la risposta non
si fa attendere, squilla un secondo e il suono si perde tra i tanti
suoni del locale.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
I colori sono chiari, la luce che entra
dalle veneziane accarezza i tavoli, lievemente, come per non essere
troppo invadente. Una segretaria prende appunti, al suo fianco, il
giornalista appena assunto rilegge il suo pezzo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Lentamente, la redazione inizia a
svuotarsi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Si allontanano a gruppetti, parlando
del più e del meno, lasciano vuote le scrivanie, che vuote non sono,
ad attenderli. Alcuni devono ancora alzarsi, intenti in qualche
compito impegnativo, altri sono già tornati, una riunione per i
redattori della sezione viaggi è in programma per le 13, due
ragazze, poco più che bambine hanno sgranocchiato una mela, nel
corridoio parlando fitto, passano due uomini, diretti non saprei, con
sonora voce commentano una partita di calcio.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Questa è la redazione in cui lavora
Giacomo, in un'imprecisata giornata di metà settimana.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-47302159485398982412013-06-14T00:04:00.000-07:002013-06-14T00:04:00.075-07:00La valigetta<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
A pensarci ora sembra quasi ridicolo,
ma quella mattina ebbi davvero paura.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ero partito per un viaggio di affari.
Solo, sebbene fosse molto, molto lontano, sebbene fossi assai giovane
e il mio viso pulito sembrava quello di un ragazzino. Sebbene le
tensioni internazionali fossero forti.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Dovevo fare scalo in una città
dimenticata, sconosciuta ai più e a me, fece ritardo l'aereo e io mi
ritrovai là, ci fu un disguido e io mi trovai a passare la notte in quel luogo deserto.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Mi armai di un libro e di molti caffè,
le ore trascorrevano lente e la mia stanchezza mi confondeva le idee.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Albeggiò e pian piano la sala d'attesa
ricominciò a popolarsi. A me si avvicinò un giovanotto, la faccia scura e una 24h nella mano destra.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Me la tieni? Vado in bagno.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Pronunciò le parole in un goffo
inglese.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Annuii tranquillamente, sbadatamente
direi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Attesi a lungo e quello non tornava.
Non so se fu il sonno che mancava, o sarebbe successo ugualmente, un
sudar freddo mi invase la schiena, e un panico assoluto mi catturò.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Iniziai ad essere convinto che fosse
una bomba, non avevo effettivamente controllato che fosse entrato
nella toilette. Nessuno oltre a me era testimone.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Potevo dare l'allarme.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E se non lo era? Tralasciamo la figura
che avrei fatto, in quel paese dove non conoscevo la lingua. A che pro
scatenare tale allarmismo? Gli animi era abbastanza tesi, in quelle
settimane, non c'era motivo che io, per un nulla facessi scattare
l'allarme, però...</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
avevo paura, contavo i minuti, i
secondi, salutavo in cuor mio chi avevo più caro.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'uomo tornò, mi sentii un idiota, ma
quell'analisi di coscienza mi fece in fondo assai bene.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-23359793068532956692013-06-12T00:00:00.000-07:002013-06-12T00:00:02.467-07:00Il programma<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Aveva tutto in mente, nitido e preciso
come una fotografia. Sarebbe arrivato là dopo una piacevole
passeggiata, nel chiaro pomeriggio desolato.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Poi si sarebbero recati al parco e
avrebbero percorso quei viali come molte altre volte, come la prima
volta che si erano conosciuti. Per riposarsi si sarebbero seduti su
di una panchina davanti al laghetto e lei avrebbe voluto un gelato,
anche se non era la stagione. Fragole e lampone, come ogni volta. E
come ogni volta si sarebbe sporcata. Probabilmente in testa avrebbe
avuto quel cappellino grigio, quello che a lui piaceva tanto.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Magari dopo avrebbe giocato con i cani
di passaggio e conversato con i loro padroni, come tante volte era
successo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Per tornare a casa avrebbero imboccato
il lungo vialone alberato, certamente dorato in questo mese d'autunno.
E con le foglie sotto i piedi avrebbe giocato come la bambina che si
portava dentro. E avrebbe sorriso, perché lei sorrideva sempre.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Poi l'avrebbe perdonato e lui sarebbe
entrato di nuovo a far parte della sua vita.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
A questo pensava nel tiepido
dormiveglia che cullava il suo risveglio, un cieco ottimismo gli
aveva infuso la notte. Si alzò con il cuore carico di speranza e la
mente di progetti.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Scoprì che stava diluviando.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-16890609893300021352013-06-10T00:00:00.000-07:002013-06-10T00:00:12.093-07:00Giacomò<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ad attenderlo all'aeroporto c'era,
come nei programmi, l'autista. Trattasi, costui, di un ragazzo del
luogo, con sulle guance una morbida peluria.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Giacomo, sulle prime, dubitò
fortemente che sapesse guidare un automobile; parlava in italiano
stentato, ma con un accento veramente buffo, capiva tuttavia alla
perfezione ogni parola e si reggeva in piedi su due gambette fine
fine, da gazzella.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Per pochi spiccioli Giacomo si assicurò
il suo supporto per tutta la durata del soggiorno. E veementemente lo
pregò, influenzato forse da film di bassa lega, di non chiamarlo
Capo. Il ragazzo lo guardò stupito, non avendone mai avuta la benché minima intenzione. Lo chiamava altresì Giacomò, non riuscendo a
pronunciarne il nome senza quell'accento sull'ultima sillaba.
Un'altra persona ne avrebbe riso; il fotografo ne era invece
visibilmente seccato. Il ragazzo non se ne accorse, o non lo diede a
vedere. Partirono alla volta dell'hotel, nell'area centrale e
occidentalizzata della città; Amadou, così aveva detto di chiamarsi
il ragazzo, alla guida e Giacomo accanto.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Durante i primi giorni il fotografo non
si recò al lago, ma decise di visitare Dakar, seguito dal docile
Amadou. Passeggiavano tra i viali polverosi, passando di mercato in
mercato, e il ragazzo soddisfaceva tutte le curiosità dell'italiano.
La sera Giacomo, sdraiato nel letto della moderna e confortevole
camera, mentre lottava con le zanzare, che nel paese sembravano
essere sovrane, ripensava alle nozioni apprese. Rimembrava le
ritmiche musiche udite lontano, i profumi che provenivano da ogni
dove, i colori sgargianti, le stoffe variopinte dei commercianti.
Doveva entrare nell'ottica del luogo, respirarlo a fondo, prima di
vederne i colori e poterne fotografare l'essenza.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Dopo quattro giorni si sentì pronto e
chiese ad Amadou le indicazioni stradali per giungere al Lago Rosa.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quando partiamo Giacomò?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Fu la pronta risposta del ragazzo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non <i>partiamo</i>, vado da solo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Giacomo non si sarebbe mai immaginato
di dover discutere riguardo ciò con quel ragazzetto. Amadou non
voleva assolutamente lasciarlo partire solo. Adduceva mille motivi,
alcuni dei quali chiare fandonie. È pericoloso. È facile perdersi.
Non è un posto per turisti non accompagnati. Potrebbero esserci
animali feroci lungo la strada. Giacomo, ovviamente, non si piegò.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La mattina seguente Amadou gli consegnò
le chiavi della vecchia jeep e il fotografo partì con la fedele
reflex al seguito. Il ragazzo aveva avuto, in parte, ragione; la
strada era accidentata, per percorrerla impiegò molto più tempo del
previsto.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Durante il percorso continuava a
rimuginare sull'arroganza del suo accompagnatore. Non ho bisogno di
nessuno. Sono il migliore nel mio campo, non devo aver seguito quando
fotografo. Arriverò completamente solo alla gloria.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Lo spettacolo che lo attendeva valeva
più di qualsiasi strada accidentata.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Tutto come si era immaginato, forse
meglio. Gruppi di uomini già inmersi, con i loro bastoni per
recuperare il sale dai fondali, cumuli salini alle rive con cartelli
indicanti il nome delle famiglie di appartenenza, tour guidati lungo le
sponde zigzagavano tra essi, bambini affamati, a frotte, che
tentavano di vendere ogni sorta di souvenirs.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il fotografo iniziò a vagare, cercando
l'angolatura da cui svolgere il suo lavoro; i ragazzini non attesero
molto prima di affollarglisi intorno. Solitamente i turisti compravano
sempre qualcosa da loro, quest'uomo qui era diverso. Li scacciava in
malo modo, non capivano le parole ma il tono offensivo era
inequivocabile, un paio si guadagnarono anche un calcio negli
stinchi, per esser stati troppo insistenti, e imprudenti da essersi
troppo avvicinati.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Alcune ore dopo; Giacomo si era fermato
a riposare, stremato dal sole che, con il riverbero delle rosee
acque, era insopportabile. Trovò riparo sotto alcune frasche,
garantivano almeno una magra ombra. Fu allora che i ragazzini
tornarono a lui intorno; in un impeto d'ira si slanciò verso uno di
essi, mentre la sua adorata reflex dolcemente scivolò nelle mani di
un'altro del gruppo, un piccoletto ricciolino, come tutti in quel
luogo d'altronde, che fuggì con animalesca agilità.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-15178172909335131492013-06-07T00:00:00.000-07:002013-06-07T00:00:10.703-07:00Indugiare<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Linearmente complesso, o
complicatissimo in modo semplice, scegliete voi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Aveva chiuso per sempre con il suo
passato, quel passato così scomodo, così pesante, così dififcile da
nascondere. Aveva dato un taglio netto e ci era riuscito, preciso,
secco.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Aveva una nuova vita e ne era felice,
niente del prima turbava il suo mondo. Aveva anche un progetto,
immenso, bello, e per di più realizzabile. Sì, Marco ce la poteva
fare, non era una delle sue chimere impossibili. No, questa no,
questa volta i suoi desideri sarebbero potuti diventare concreti.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Trascorse del tempo, ma non faceva
miglioramenti, non si avvicinava neanche di un passo alla meta.
Eppure era lì, vicina e tangibile.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Marco, ormai lo conoscete anche voi, aveva capito come fare, ma questo dubbio lo rodeva. Solo una persona
poteva aiutarlo, solo una persona ci sarebbe riuscita certamente.
Non poteva sbagliare, ma quella persona apparteneva al passato,
chiamare quella persona significava svegliare il mostro. Se la
sentiva? Sarebbe poi riuscito a rimetterlo a tacere un'altra volta.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Indugiava, Marco, non riusciva a
scegliere e nell'indugio si riusciva a scegliere e nell'indugio si
distruggeva di gin.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Forse prima o poi sarebbe arrivato a
una soluzione, ma il gin ne trovò un'altre prima di lui.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-16600814686047332582013-06-05T00:00:00.000-07:002013-06-05T00:00:10.296-07:00Era bello qui<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Mi stavo abituando qui, era così
giusto, era così bello.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ci svegliavamo tutte le mattine presto,
il sole ci accarezzava e intorno a noi solamente il silenzio.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Mi piaceva qui, in mezzo a questa
natura, con la figlia del fattore che veniva a vendere le uova e
dalla terrazza sul tetto vedevo le mucche. Mi piaceva andare al
ruscello a prendere l'acqua e cogliere i fiori per i nostri vasi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nostri non proprio, ma lasciamo
perdere.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Mi piaceva stendere la biancheria con
l'odore dell'erba tagliata, per sentirmi meno sola. Mi piaceva
mettermi il fazzoletto in testa e dar da mangiare alle galline,
attendere te con la bicicletta arrugginita tornare a casa.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nemmeno un anno ma questo era ormai il
mio mondo, speravo di rimanere, di restare ancora un po' ancora un
po' di più.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E invece no, anche questa volta tu non
ti senti più sicuro, di nuovo vuoi andartene, siamo braccati di
nuovo, dici. Ma non è vero e lo sai, sono soltanto le tue fobie, non
ci prenderanno mai e tu insisti, continui a fuggire. Più dal senso
di colpa che da loro, ormai. Ma non ci puoi fare niente, è la tua
vita una colpa continua.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Domani ce ne andremo di nuovo, in punta di piedi come siamo arrivati, ce ne andremo lontano per impossessarci
di altre due vite, rubare l'identità chissà a chi, e vivere
defilati.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Da tutto e da tutti.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Aspettando nuovamente il momento di
partire ancora.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2144123168081904495.post-10881151014972713362013-06-03T00:00:00.000-07:002013-06-03T00:00:08.703-07:00Donna felice<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non so dirvi cosa fece la differenza,
in quel pomeriggio invernale. Fu diverso, semplicemente.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La luce era già andata giù, a metà
pomeriggio. Niente di speciale in pieno inverno. Il freddo era
palpabile, gelava le mani e il naso.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Poche persone sul marciapiede, tutte
ben vestite, poche auto pigre attendevano ai semafori. Sempre rossi.</div>
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Io guardavo dalla finestra questa
trista città e vedevo tutto medesimo all'immaginario che stampato
permaneva nella mia mente. Dieci anni prima ogni aspetto sarebbe
risultato identico. Lo ricordavo anche.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Un gatto saltò su di un muretto e se
ne andò per la sua strada, passò un Pullman mezzo vuoto e un
clacson sunò lontano.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Mi spostai dalla finestra e preparai un
tè. Lo facevo tutti i giorni. Poi lo bevvi, feci la doccia e mi
vestii con cura. Uscii in strada in mezzo alla gente che non c'era.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Dovevo recarmi al supermercato, non lo
feci, dovevo ritirare i panni in lavanderia ma non ci andai, dovevo
far visita a una vecchia amica malata, non andai neppure là.</div>
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Passeggia semplicemente, pensando a
quanto tempo era che non mi sentivo così viva. Così libera.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Da qual giorno sono davvero una donna
felice.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0