Caro Bonsai,
sono di nuovo qui che ti scrivo, se
continuo così diventerò una scrittrice e non una fioraia.
Di nuovo ho l'animo in tumulto.
Oggi è stata una giornata molto
intensa, molto strana, molto triste, molto importante per la mia
vita. Ho una tale confusione in testa, solo due cose chiare.
Papà sta male.
Non sono pazza, come credevo da due
mesi.
Il resto è una gran confusione, te
l'ho detto, vediamo se riesco a mettere un barlume di ordine.
Il papà era a letto con la
broncopolmonite, da una settimana oramai. Aveva ragione la mamma,
quando non voleva che andasse a lavoro con l'influenza. Ma lui senza
piante non vive, ed è più testardo di un mulo. Diceva che l'aria
settembrina dei giardini l'avrebbe guarito, invece l'ha inchiodato a
letto.
Dovevi sentire la mamma, una
broncopolmonite alla tua età non è una passeggiata, e altre storie
simili. Lui faceva, ma io sono forte come una quercia, sono un
baobab. Sempre voglia di scherzare.
Questa mattina era peggiorato molto e
la mamma ha chiamato il vecchio dottore, che poco dopo era qui.
Mentre lui si dirigeva verso la camera, io e lei rimanevamo sedute al
tavolo della cucina, il bricco del caffè ancora intatto tra noi.
Non dicevamo una parola ma leggevamo
emozioni in volto.
La stanza ha iniziato a essere molto
rumorosa e il tempo non passava più.
Finalmente il medico ci ha raggiunto,
passo pesante e aria grave, si è seduto e si è servito una tazza di
caffè, lo stesso che noi non riuscivamo a bere. Mamma l'aveva
letteralmente buttato giù dal letto.
Lui parlava e io ero come in un altro
mondo, ha detto che l'infezione si era allargata, alcuni passaggi
poco chiari, e, in conclusione, che mio padre aveva contratto una
forma di meningite fulminante.
Contratto, che parola brutta.
Mia madre si sforzava di non piangere;
papà ha al massimo una settimana di vita e forse poche ore con le
proprie facoltà mentali integre. Ci ha lasciato due scatole di
antibiotici ma ha detto di non nutrire false speranze. Sarebbe
tornato in serata.
Lui è uscito e la mamma è salita
nella camera dove giaceva il papà, io non mi sono mossa. Non sono
riuscita a fare niente, nè a formulare alcun pensiero, gli oggetti
intorno a me apparivano ora falsi, ora sfocati, la terra e la sedia
erano due entità distanti.
Nozione del tempo nuovamente persa.
Mamma è venuta a chiamarmi, perchè il
papà mi doveva parlare. Ho temuto per un istante qualcosa del tipo
ultimo saluto alla figlia, straziante per entrambi e inutile a
modificare il corso degli eventi; ma lui non è il tipo.
Avevo ragione, aveva qualcosa di più
importante da riferirmi, aveva una RIVELAZIONE.
Mi ha parlato della mattina in cui mi
capitò il fatto strano, tu sai di cosa parlo, la mamma gliel'aveva
raccontato quel giorno stesso mentre faceva colazione. Entrambi
avevano deciso di confidarmi tutto solo quando uno di loro stava per
lasciare questa terra.
Era giunto il momento.
Ha detto che loro sapevano cos'era
stata in realtà la mia avventura, e la temevano fin da quando ero
più piccola, in fondo mia nonna materna era una delle poche persone
con la capacità. Mia madre non l'aveva ereditata e neppure mio padre
ce l'ha, è una caratteristica prevalentemente femminile. Si
ricordano pochi uomini così a Laguna.
Però sono entrambi iniziati. Ovvero
sono tra coloro, pochi, che conoscono e tramandano il segreto del
nostro paese, il grande e inquietante segreto. Mi ha parlato di un
consiglio, cui anche io sarei stata introdotta, il consiglio segreto
degli iniziati, si riuniscono in una grotta.
Si può essere iniziati per eredità
familiare, come noi, o per posizione. Il consiglio serve
ogniqualvolta succedono problemi, o c'è da gestire qualche
imprevisto.
Le domande erano tante; ho preferito
tacere.
Sono tornata in camera mia e la mamma è
andata a trovare il parroco, che dopo poco l'ha seguita qua per
l'estrema unzione.
Dopo ancora, oggi questa casa era un
viavai continuo, è arrivata l'ambulanza per portarlo in ospedale.
Non credo che metterà più piede in
questa casa.
Mamma è andata con lui, io sono
rimasta qui, con la mia angoscia e i miei pensieri.
Scusa, caro Bonsai, se non ti ho
scritto di più sulle rivelazioni di mio padre, ma ho paura. Anche se
il papà ha detto che non c'è nulla che io possa temere, il tremore
si è impossessato del mio corpo.
Le domande non si placano, ma si
moltiplicano e si fanno più insistenti.
Perchè la maggior parte dei Laguni è
all'oscuro di tutto? Chi sono gli altri iniziati? Quali possono
essere le emergenze da gestire? Perchè ho ereditato il Dono da mia
nonna e cosa comporta?
Se metto a tacere tutti i miei dubbi,
la consapevolezza che forse non sentirò più la voce del mio amato
papà mi toglie il respiro.
Quanto vorrei addormentarli per
chiudere definitivamente questa terribile giornata.
La tua piccola e terrorizzata
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