giovedì 8 novembre 2012

Diario di una botanica


Caro Bonsai,
sono di nuovo qui che ti scrivo, se continuo così diventerò una scrittrice e non una fioraia.
Di nuovo ho l'animo in tumulto.
Oggi è stata una giornata molto intensa, molto strana, molto triste, molto importante per la mia vita. Ho una tale confusione in testa, solo due cose chiare.
Papà sta male.
Non sono pazza, come credevo da due mesi.
Il resto è una gran confusione, te l'ho detto, vediamo se riesco a mettere un barlume di ordine.
Il papà era a letto con la broncopolmonite, da una settimana oramai. Aveva ragione la mamma, quando non voleva che andasse a lavoro con l'influenza. Ma lui senza piante non vive, ed è più testardo di un mulo. Diceva che l'aria settembrina dei giardini l'avrebbe guarito, invece l'ha inchiodato a letto.
Dovevi sentire la mamma, una broncopolmonite alla tua età non è una passeggiata, e altre storie simili. Lui faceva, ma io sono forte come una quercia, sono un baobab. Sempre voglia di scherzare.
Questa mattina era peggiorato molto e la mamma ha chiamato il vecchio dottore, che poco dopo era qui. Mentre lui si dirigeva verso la camera, io e lei rimanevamo sedute al tavolo della cucina, il bricco del caffè ancora intatto tra noi.
Non dicevamo una parola ma leggevamo emozioni in volto.
La stanza ha iniziato a essere molto rumorosa e il tempo non passava più.
Finalmente il medico ci ha raggiunto, passo pesante e aria grave, si è seduto e si è servito una tazza di caffè, lo stesso che noi non riuscivamo a bere. Mamma l'aveva letteralmente buttato giù dal letto.
Lui parlava e io ero come in un altro mondo, ha detto che l'infezione si era allargata, alcuni passaggi poco chiari, e, in conclusione, che mio padre aveva contratto una forma di meningite fulminante.
Contratto, che parola brutta.
Mia madre si sforzava di non piangere; papà ha al massimo una settimana di vita e forse poche ore con le proprie facoltà mentali integre. Ci ha lasciato due scatole di antibiotici ma ha detto di non nutrire false speranze. Sarebbe tornato in serata.
Lui è uscito e la mamma è salita nella camera dove giaceva il papà, io non mi sono mossa. Non sono riuscita a fare niente, nè a formulare alcun pensiero, gli oggetti intorno a me apparivano ora falsi, ora sfocati, la terra e la sedia erano due entità distanti.
Nozione del tempo nuovamente persa.
Mamma è venuta a chiamarmi, perchè il papà mi doveva parlare. Ho temuto per un istante qualcosa del tipo ultimo saluto alla figlia, straziante per entrambi e inutile a modificare il corso degli eventi; ma lui non è il tipo.
Avevo ragione, aveva qualcosa di più importante da riferirmi, aveva una RIVELAZIONE.
Mi ha parlato della mattina in cui mi capitò il fatto strano, tu sai di cosa parlo, la mamma gliel'aveva raccontato quel giorno stesso mentre faceva colazione. Entrambi avevano deciso di confidarmi tutto solo quando uno di loro stava per lasciare questa terra.
Era giunto il momento.
Ha detto che loro sapevano cos'era stata in realtà la mia avventura, e la temevano fin da quando ero più piccola, in fondo mia nonna materna era una delle poche persone con la capacità. Mia madre non l'aveva ereditata e neppure mio padre ce l'ha, è una caratteristica prevalentemente femminile. Si ricordano pochi uomini così a Laguna.
Però sono entrambi iniziati. Ovvero sono tra coloro, pochi, che conoscono e tramandano il segreto del nostro paese, il grande e inquietante segreto. Mi ha parlato di un consiglio, cui anche io sarei stata introdotta, il consiglio segreto degli iniziati, si riuniscono in una grotta.
Si può essere iniziati per eredità familiare, come noi, o per posizione. Il consiglio serve ogniqualvolta succedono problemi, o c'è da gestire qualche imprevisto.
Le domande erano tante; ho preferito tacere.
Sono tornata in camera mia e la mamma è andata a trovare il parroco, che dopo poco l'ha seguita qua per l'estrema unzione.
Dopo ancora, oggi questa casa era un viavai continuo, è arrivata l'ambulanza per portarlo in ospedale.
Non credo che metterà più piede in questa casa.
Mamma è andata con lui, io sono rimasta qui, con la mia angoscia e i miei pensieri.
Scusa, caro Bonsai, se non ti ho scritto di più sulle rivelazioni di mio padre, ma ho paura. Anche se il papà ha detto che non c'è nulla che io possa temere, il tremore si è impossessato del mio corpo.
Le domande non si placano, ma si moltiplicano e si fanno più insistenti.
Perchè la maggior parte dei Laguni è all'oscuro di tutto? Chi sono gli altri iniziati? Quali possono essere le emergenze da gestire? Perchè ho ereditato il Dono da mia nonna e cosa comporta?
Se metto a tacere tutti i miei dubbi, la consapevolezza che forse non sentirò più la voce del mio amato papà mi toglie il respiro.
Quanto vorrei addormentarli per chiudere definitivamente questa terribile giornata.
La tua piccola e terrorizzata

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