mercoledì 28 novembre 2012

Lo chiamavano dottore


Lo chiamavano dottore, i vicini. Poi, un bel giorno, se ne andò. Parlarono tra loro. Era così educato, era così gentile, per così perbene.
Dal primo piano si diceva che fosse un cardiologo in pensione, il panettiere sosteneva che fosse un professore, la portinaia disse che era stato un grande archeologo.
Nessuno le credette, ma diceva il vero.
Aveva viaggiato in tutto il mondo, aveva dormito nel deserto, aveva sentito sulla sua pelle tutte le condizioni climatiche esistenti, era stato nomade trent'anni consecutivi...
Non faticherete a credermi, se dico che quella routine sedentaria degli ultimi tempi lo uccideva.
Dunque partì.
Un fremito lo divorava dentro e lo spinse a vagare in ogni direzione, una folle ricerca. Cercava quegli occhi, quella donna che li aveva in viso, aveva incrociato lo sguardo con il suo, una volta, prima di partire per la prima delle volte. E lui, per avere quegli occhi non sarebbe mai partito, poi quegli occhi se ne erano andati e lui sì, era partito. Tutti quei viaggi non li avevano dimenticati, tutti quei viaggi per non andare a cercarli, tutti quei viaggi che non erano riusciti a cancellare il loro destino.

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