lunedì 17 dicembre 2012

Aroma di caffè


Frizzante la mattina, con un'aria da neve che mozza il respiro. Plumbeo il cielo, densa l'atmosfera, carica di una promessa non certo velata.
Il sole che non aspettavo accompagna ora i miei passi lievi, nei grandi viali con morte foglie di vecchi alberi, colori autunnali e Natale alle finestre, il tono sommesso del Natale di periferia. È freddo ma non lo sento, non più, non ancora.
Auto che sgommano al mio fianco, la trasmissione televisiva esce dalla casa di ringhiera, il fischiettare dell'uomo. Non li odo, solo i pensieri nella mia mente. Ma oggi non sono preoccupazioni, sono idee vaghe, volteggiano in equilibrio tra i disegni delle mie sensazioni.
Lo smog fitto, la friggitoria all'angolo, un take away cinese, sono odori che non mi giungono.
È caffè. Caffè, non uno strisciante profumo che scivola via sotto la porta di un bar, ma un aroma forte, intenso, palpabile. Chicchi tostati e come appena macinati sembra che mi scorrano tra le dita, avvolge e rapisce senza che io capisca dove. Ignota la provenienza, mi sposto ed è medesimo. Non accenna a scemare, né a crescere, non demorde, mi segue.
Sprezzantemente fuori luogo, mi chiedo se sia io l'unica a percepirlo e continuo il mio percorso. Foglie gialle, tracce sull'asfalto, scarpe di vernice rovinata, ruvidi cappotti, ambulanti lungo la via, e caffè, murales scoloriti, cartelloni strappati, semafori rossi. E caffè. Clacson innervositi, un ombrello rotto, un passante distratto. E caffè.
Mi insegue fino a casa, non da tregua. Salgo le scale con la lenta consapevolezza dei deja vu, la porta si apre, cigolando silenziosa, tutto appare come l'avevo lasciato, e sul fornello la moka pongo.
Tu caffè, forte e pungente, non capisco come, sei ancora con me.
Fischi moka, mi chiami, arrivo, ma ciò che bevo non sa di nulla. Mi rimane quel buon odore con cui cullare il mio pomeriggio.

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