domenica 2 dicembre 2012

IL BAMBINO


Il bambino era un bravo bambino, e questo lo vedevi da lontano, per il resto era un bambino come tanti.
Camminava per strada, nell'ombra della mattina, tra poche settimane sarebbe iniziata la scuola.
Il bambino aveva una camminata strana, non da bambino, una camminata seria. Non ciondolava la testa, non dondolava le braccia, non trascinava i piedi. Era un bambino che diceva buongiorno alle signore alla finestra e aiutava gli anziani ad attraversare la strada, era un bambino che non conosceva parolacce e raccontava sempre la verità.
Era un bambino che cresceva solo, in una casa con genitori assenti, era un bambino timido che solo si sentiva perché di amici non ne aveva molti. Questo invece lo vedevi da vicino, se andavi lì e gli scrutavi il volto; il bambino allora ti avrebbe chiesto, scusi signore, ha bisogno, e lo avrebbe fatto con un sorriso, un sorriso triste, non un sorriso da bambino, un sorriso di convenienza, come aveva imparato a fare dagli amici dei genitori. Anch'essi tutti molto seri.
Il bambino era anche un bel bambino, non molto alto ma di greche proporzioni, cenere i capelli, sempre distesi i lineamenti delicati, da bambina. Gli occhi azzurri, sempre vigili, si guardava intorno in cerca di immagini belle. Al bambino piaceva osservare, ed era un bambino dolce, con poco si commuoveva. Appariva un bel sorriso, se il suo sguardo incrociava un bel fiore, una farfalla, un gatto sulla strada. Il bambino annaffiava il prato del suo giardino solo per veder comparire, ai suoi piedi, un piccolo e fugace arcobaleno.
Questa volta fu una bambina a illuminargli gli occhi, una bambina un poco più piccola di lui, su un prato rincorreva una farfalla. Era bella la bambina, perché era intenta, concentrata, totalmente dedita al suo compito. Ma il bambino era educato, sapeva di non dover fissare, e proseguì per la sua strada.
Entrato nel supermercato estrasse dalla tasca un biglietto sgualcito, poche richieste nella tremolante calligrafia. Impiegò poco tempo, dicendo scusi quando doveva passare, per favore quando non arrivava agli scaffali alti, prego quando cedette il posto nella fila a una donna incinta, arrivederci alla cassiera, mentre stava andando via.
Sulla strada del ritorno la bambina con le trecce rosse era ancora là, la farfalla anche. Lei le arrivava vicino ma non la toccava, la osservava intenta, posata sopra un fiore, la farfalla riprendeva il volo e la bambina dietro. Erano belle quelle due, era bella la farfalla dai tanti colori, era bella la bambina dai passi leggeri e spensierati.
Proseguiva per la sua strada, il bambino, e, come ogni mattina di tale estate, portò la spesa fino alla porta dell'anziano vicino. Gli piaceva quell'uomo, era cortese, gentile, lento e pacato. Anche a quell'uomo piaceva il bambino, per gli stessi motivi.
Un biscotto al cioccolato lo aspettava come premio, la lista per l'indomani, poi, si salutarono.

2 commenti:

  1. Tanta dolcezza :) un po' come in kundera abbiamo chi è pesante e chi è leggero, in questo caso chi è leggero però sembra quasi irraggiungibile :)

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  2. ahaha grazie...ma magari :) il resto era ancora più dolce... ma è dannatamente voluto rimanere nella penna :) uff

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