venerdì 28 dicembre 2012

La fuga


Camminavano sul bagnasciuga senza troppa fretta, confondendosi con i turisti, in quel periodo numerosi.
Lei aveva fretta, voleva accelerare il passo, lui la tratteneva, talvolta la guardava con astio.
Possibile che non capisci, dicevano, quegli occhi. Avevano appena deciso che mischiarsi tra la folla era la cosa più naturale, più sicura.
Non daremo nell'occhio, vedrai, aveva assicurato lui. Lei gli aveva creduto; adesso, però, aveva paura. Si sentiva schiacciare, voleva correre via. Ma diede retta e proseguì il copione.
Parlò del tempo, del verso dei gabbiani, del sole che scotta e della crema che era finita. Risultò più facile del previsto. Sembravano davvero una coppietta felice.
Poi fu la volta di lui. Parlò di un ristorante, dove sarebbero andati, parlò di un collega che si era ammalato, parlò di una gita che voleva fare. Anche lui fu bravissimo.
Lei parlò di un costume che aveva visto in una vetrina, della parrucchiera cui voleva andare, di sua sorella che mandava i saluti. Iniziava a sentirsi rilassata, si dimenticò persino che stavano scappando, si divertiva quasi, con l'acqua del mare che le accarezzava le caviglie.
Una sirena sentirono. In lontananza, ma verso di loro sembrava venire.
Lui la prese per mano e la spinse verso l'acqua. Una voglia improvvisa di fare un tuffo, niente di male, niente di strano.
Con calma lentezza si avviarono a largo, un mare gremito gli faceva compagnia. Saremo al sicuro, disse di nuovo lui, lei oramai si fidava ciecamente. Si allontanarono ancora dalla costa pericolosa, solo allora lei si ricordò. Non sapeva nuotare.

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