Camminavano sul bagnasciuga senza
troppa fretta, confondendosi con i turisti, in quel periodo numerosi.
Lei aveva fretta, voleva accelerare il
passo, lui la tratteneva, talvolta la guardava con astio.
Possibile che non capisci, dicevano,
quegli occhi. Avevano appena deciso che mischiarsi tra la folla era
la cosa più naturale, più sicura.
Non daremo nell'occhio, vedrai, aveva
assicurato lui. Lei gli aveva creduto; adesso, però, aveva paura. Si
sentiva schiacciare, voleva correre via. Ma diede retta e proseguì
il copione.
Parlò del tempo, del verso dei
gabbiani, del sole che scotta e della crema che era finita. Risultò
più facile del previsto. Sembravano davvero una coppietta felice.
Poi fu la volta di lui. Parlò di un
ristorante, dove sarebbero andati, parlò di un collega che si era
ammalato, parlò di una gita che voleva fare. Anche lui fu
bravissimo.
Lei parlò di un costume che aveva
visto in una vetrina, della parrucchiera cui voleva andare, di sua
sorella che mandava i saluti. Iniziava a sentirsi rilassata, si
dimenticò persino che stavano scappando, si divertiva quasi, con
l'acqua del mare che le accarezzava le caviglie.
Una sirena sentirono. In lontananza, ma
verso di loro sembrava venire.
Lui la prese per mano e la spinse verso
l'acqua. Una voglia improvvisa di fare un tuffo, niente di male,
niente di strano.
Con calma lentezza si avviarono a largo,
un mare gremito gli faceva compagnia. Saremo al sicuro, disse di
nuovo lui, lei oramai si fidava ciecamente. Si allontanarono ancora
dalla costa pericolosa, solo allora lei si ricordò. Non sapeva
nuotare.
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