Chiacchieravamo del più e del meno, nel
traffico scorrevole della sera. Raccontavo a lui un aneddoto lontano,
niente di particolare, ma ci faceva ridere. Anche se non ero arrivata
alla parte divertente.
"Pioveva quella sera, sai, proprio
come oggi, ma non faceva troppo freddo. Come oggi".
Le fitte goccioline cadevano veloci,
bagnavano appena, eteree.
Percorrevamo quella via a noi nota, e
pensavamo solo al racconto.
Fermi al semaforo, un rumore ci
distrasse. Un rumore sordo e una lieve vibrazione.
Cos'è?
Chiesi. Lui si strinse nelle spalle, io
scesi a controllare. Fermi al semaforo con la pioggerellina fitta,
nella via assai nota.
Arrivai all'altezza del portabagagli e
lo vidi. Era un ragazzo alla fermata del tram, prendeva a calci quel
che aveva intorno ed urlava, urlava a squarciagola. In quel momento
un altro colpo, un altro sordo rumore vicino a noi. Anche il secondo
sasso colpì l'auto, rimbalzando poco lontano.
Prima di mettermi a correre per
raggiungere lo sportello -sembrava lontano nel terrore- ne vidi
molti. Sassi allineati accanto a lui. E ne ebbi paura. Quei due passi
infiniti percorsi, incolume, un terzo colpo vibrò tutto intorno.
Di finire l'aneddoto non avevamo più
voglia.
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