giovedì 24 gennaio 2013

La telefonata


Trillò il telefono e lei non si mosse. Era un vecchio telefono, di quelli neri, pesanti, arrogantemente appoggiato sulla scrivania, con la sua solidità.
Trillò ancora, lei appoggiò la penna e sollevò la cornetta. Attese un attivo, sentiva il respiro dall'altra parte del filo.
Pronto, disse piano.
La voce che le rispose non era quella che si era aspettata. Una manica del maglione le scivolò fino al gomito.
Sì, mi dica.
Iniziò a sfogliare la sua agenda, trovò quello che cercava e lo lesse attentamente.
Ascoltava senza replicare.
Mi dia un secondo.
Disse infine.
Sfogliò di nuovo l'agenda, con una calma furiosa che non le apparteneva. Si può fare.
Iniziò a scrivere, quello che la voce le diceva con una grafia precisa, tonda e veloce, al centro della pagina.
Guardate, è un indirizzo e un numero di telefono. Nessun nome, nessuna nota.
Se non deve dirmi altro, arrivederci.
Ma non c'era astio, in queste parole fredde.
Mise giù la cornetta, sospirando. Sistemò la manica del maglione, e riprese la sua occupazione.
Come se niente fosse.

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