venerdì 15 marzo 2013

L'addio


Una fioca luce illumina l'ambiente, sulla sedia pieghevole la schiena duole, continua solerte il suo lavoro.
Un foglio che il tempo aveva reso giallo, una penna da poche lire, come molte altre, una tovaglia con le macchie di sugo. Vecchie.
Erano anni che l'uomo non scriveva così tanto, gli doleva la mano, il cervello ancora di più. Trovare le parole non era facile, lo sapeva già da prima, gli era parso di averle tutte nel chiarore del tramonto, quando si era seduto.
Illuso, non vanno così le cose, i pensieri s'inceppano, proseguire è complicato.
Le gocce che dal rubinetto del bagno, da anni non si chiudeva bene, inesorabili scendevano gli ricordavano la sua solitudine, nella grande casa vuota.
Lei sarebbe tornata solo al mattino, finito il suo turno, lui non ce la faceva più, crollò, addormentato sulla tavola ancora apparecchiata.
Aprì la porta, la donna stanca con le pesanti occhiaie. Lo vide lì, con la testa abbandonata accanto alla lettera, terminata a metà.
La lettera in cui la lasciava.
Lei la lesse e la stracciò, poi fino al letto riuscì a portarlo, finalmente poté dormire. Furono sogni tranquilli..
Di quella mattina non parlarono mai, ma ancora insieme felici, vivono.

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