Una fioca luce illumina l'ambiente,
sulla sedia pieghevole la schiena duole, continua solerte il suo
lavoro.
Un foglio che il tempo aveva reso
giallo, una penna da poche lire, come molte altre, una tovaglia con
le macchie di sugo. Vecchie.
Erano anni che l'uomo non scriveva così
tanto, gli doleva la mano, il cervello ancora di più. Trovare le
parole non era facile, lo sapeva già da prima, gli era parso di
averle tutte nel chiarore del tramonto, quando si era seduto.
Illuso, non vanno così le cose, i
pensieri s'inceppano, proseguire è complicato.
Le gocce che dal rubinetto del bagno,
da anni non si chiudeva bene, inesorabili scendevano gli ricordavano
la sua solitudine, nella grande casa vuota.
Lei sarebbe tornata solo al mattino,
finito il suo turno, lui non ce la faceva più, crollò, addormentato
sulla tavola ancora apparecchiata.
Aprì la porta, la donna stanca con le
pesanti occhiaie. Lo vide lì, con la testa abbandonata accanto alla
lettera, terminata a metà.
La lettera in cui la lasciava.
Lei la lesse e la stracciò, poi fino
al letto riuscì a portarlo, finalmente poté dormire. Furono sogni
tranquilli..
Di quella mattina non parlarono mai, ma
ancora insieme felici, vivono.
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