Aveva tutto in mente, nitido e preciso
come una fotografia. Sarebbe arrivato là dopo una piacevole
passeggiata, nel chiaro pomeriggio desolato.
Poi si sarebbero recati al parco e
avrebbero percorso quei viali come molte altre volte, come la prima
volta che si erano conosciuti. Per riposarsi si sarebbero seduti su
di una panchina davanti al laghetto e lei avrebbe voluto un gelato,
anche se non era la stagione. Fragole e lampone, come ogni volta. E
come ogni volta si sarebbe sporcata. Probabilmente in testa avrebbe
avuto quel cappellino grigio, quello che a lui piaceva tanto.
Magari dopo avrebbe giocato con i cani
di passaggio e conversato con i loro padroni, come tante volte era
successo.
Per tornare a casa avrebbero imboccato
il lungo vialone alberato, certamente dorato in questo mese d'autunno.
E con le foglie sotto i piedi avrebbe giocato come la bambina che si
portava dentro. E avrebbe sorriso, perché lei sorrideva sempre.
Poi l'avrebbe perdonato e lui sarebbe
entrato di nuovo a far parte della sua vita.
A questo pensava nel tiepido
dormiveglia che cullava il suo risveglio, un cieco ottimismo gli
aveva infuso la notte. Si alzò con il cuore carico di speranza e la
mente di progetti.
Scoprì che stava diluviando.
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