Michele uscì da casa, era la stessa
ora di tutti i giorni, indossava la stessa triste tenuta da lavoro,
una tuta blu macchiata di vernice, come ogni giorno si diresse alla
stazione.
L'aria era ancora buia e un poco
frizzante, fumò una sigaretta di passi lenti, nel breve tragitto che
lo conduceva al treno. Si sedette al solito posto, di fianco al
finestrino. Di fronte c'era un uomo, molto elegante.
Qualcosa in quel viso gli era familiare,
lo guardò a lungo prima di capire. L'altre sembrava non accorgersene
neppure, assorto in chissà quali importanti pensieri. Poi capì, si
conoscevano, molti anni prima, una vita fa, oserei dire; lo riconobbe
ma non lo salutò.
Erano ragazzi e abitavano vicini, nel
paese lontano della loro infanzia. Michele spesso vittima e lui
-Mauro? Marco? Bho!- carnefice continuo. Quanto male aveva desiderato
ai tempi a lui. Michele se ne ricordava bene, come ricordava bene le
botte e i lazzi che questi gli tirava.
Adesso Michele è un povero operaio,
lui sembrava aver fatto strada. Non capendo il motivo, era felice
per lui, nessun rancore, nessuna invidia.
Ciò nonostante non lo salutò.
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