Si chiamava Gianni. Gli venne in mente
quella note in cui il sonno non voleva venire. Se ne ricordò come
fosse ieri. Michele stregò la notte con quel fatto lontano.
Aveva diciotto anni e ancora riusciva a
gioire per nulla. Gianni e lui erano inseparabili, tutti gli amici
scherzavano di questo, tutti gli amici lo conoscevano. Che bello quel
periodo, se avessi tempo ve ne parlerei di più. Volarono quei mesi,
come altri mai nella sua vita, furono gli unici mesi in cui non si
divisero mai. Poi Michele capì che era tempo di dire basta. Era
finito il tempo per Gianni, solo nei giorni più importanti sarebbero
stati insieme.
E così fu.
Gianni andò con lui alla maturità, in
quel viaggio in camper con tanti amici, Gianni c'era al suo
matrimonio e anche il giorno in cui comprò casa. Nacquero i suoi
figli e Gianni era lì, e in tutti gli altri momenti che lo segnarono
davvero.
I vecchi amici lo incontravano e sempre
gli chiedevano, ma lui dov'è? Nessuno se ne era dimenticato.
Andò in India e Gianni con lui, andò
in Senegal e accadde lo stesso.
Poi fu la volta della Cina, Gianni
c'era ma non tornò a casa. Michele se ne accorse solo in aeroporto
e la consapevolezza si fece strada tra i pensieri.
Non aveva perso Gianni, aveva perso gli
ultimi barlumi di spensieratezza ormai smarrita, nulla poteva
riportarla indietro.
Gianni, il suo accendino Gianni, era
rimasto in Cina, e la gioventù di Michele con lui.
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