In cantina ha un ombrello rotto, ma non
lo butta, potrebbe servire. Una lampadina fulminata, non si sa mai,
un album di fotografie, in un cassetto che non apre. Su un foglio ha
scritto un importante indirizzo, l'ha perduto, forse per sempre.
Vive in una casa, in un vecchio condominio, vicino ad altri condomini, simili al suo. La finestra
della camera è rotta, la tiene insieme con dello scotch. Un anta
dell'armadio non si chiude, ormai è anni che è così. Su quella
sedia tiene solo riviste, ha una gamba zoppa.
Ha una moglie che lo tradisce. Un
vecchio cane che gli mangia le pantofole. Un amico che non sente da
anni. Desidera dei figli che forse non avrà mai.
Lavora in una fabbrica che sta fallendo
da sempre. Ogni mattina esce, senza troppa voglia, senza troppo
rimpianto. Ogni sera torna a casa, misurando i passi lenti.
La domenica passeggia per le vie del
centro, incontra sempre le stesse facce, che non saluta mai. Si ferma
nello stesso bar per bere un caffè, e già sa che non lo apprezzerà.
Mangia cibi precotti, arrosti
riscaldati e quel povero pomodoro rimane là, da solo nell'immensità
del frigo vuoto.
Si chiama Simone, è un uomo come
tanti, sospeso in una vita più stretta di lui.
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