lunedì 25 marzo 2013

Fuori posto


Entrammo e, a poco a poco, gli occhi si abituarono all'oscurità. Nella leggera penombra riuscivamo a distinguere chiaramente le sagome degli oggetti che ci circondavano.
Ricordo che solo una cosa mi colpì davvero, una cosa di cui mi accorsi all'ingresso e che mi accompagnò per tutte le ore trascorse all'interno. Mi scosse con violenza e la mente incominciò a vagare cercando di trovare un collegamento.
Fu l'odore, un buon odore, e nel contempo un odore sbagliato. Una palazzina disabitata da anni, una palazzina dimenticata, una palazzina diroccata non dovrebbe avere quell'odore. Dovrebbe essere muffa, chiuso e umidità. Stantio e olezzo. L'odore della vita lasciata morire all'interno di vecchie mura. Odore di cantine e di ricordi persi nel tempo, ma non era quello.
Odore di erba tagliata, odore di sole e di luce, odore dei pomeriggi di primavera di un'infanzia lontana. Odore di marmellata e di pic-nic su di un prato. Odore di un aquilone che non vuole ubbidire. Odore delle risate di ingenua felicità.
Era un bell'odore, denso di ricordi e di immagini lontani, ma quell'arroganza di trovarsi fuori luogo nauseava, puzzava ipocrisia.
Samuele estrasse una torcia e iniziammo la visita, Simone rimaneva in disparte come se non fosse interessato. Io, dal canto mio, mi chiedevo se anche gli altri percepissero quello stesso mio odore. Neppure Catia aveva detto una parola, lei che zitta non stava mai. Almeno a quell'epoca.
Salimmo lungo una scala pericolante e una serie di camere si aprì al nostro sguardo. Tutte distrutte. Macerie, calcinacci e qualche topo insofferente. Una era più grande delle altre, vi entrammo.
Era parimenti malmessa. I resti di un comò rimanevano, senza ragione palese, in piedi. Su questa intatta, senza motivo apparente, una bottiglia di vino coperta dalla polvere.
La pulii alla meglio e la presi in mano. Una buona annata di un buon vitigno. Non c'era alcun motivo per essere lì, intatta poi. Neppure noi quattro avevamo alcun motivo e neanche quell'odore, che persisteva.
Era come se quel luogo fosse il tempio delle azioni fuori posto.

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