Ricordo perfettamente quella notte.
Rincasai molto tardi, più tardi del
solito; questo non mi mise fretta. Pedalavo tra le vie deserte e
godevo della leggera brezza, dopo tutto il caldo della giornata
estiva. L'aria delle notti di Giugno ha il profumo del sogno e il
sapore della magia.
Giunsi a casa, in quegli anni abitavo
lontano, un quartiere isolato, strappato al suo tempo. Lo avevo
scelto perché tutti i palazzi avevano una loro corte, a me piaceva
molto; nessuno riusciva a capire il motivo di questo mio
attaccamento.
La notte era leggermente stellata, ma
limpida, palpabile come una presenza.
Non avevo voglia di andarmene a letto,
di chiudermi tra quella angusta quattro mura che avrebbero soffocato
i miei sensi, e sopito la mia immaginazione, non avevo voglia di
uccidere anzitempo quella nottata. Mi sedetti su di un pilastro, la
schiena su di una colonna aderiva, appoggiarsi lievemente, è come
tenersi su a vicenda.
Una musica lontana mi colpì
improvvisamente. Era iniziata placida ma ancora non l'avevo colta.
Era una musica delicata e selvaggia insieme, aveva odori e sapori
esotici, ritmi di strumenti dimenticati, proveniva da ogni parte del
mondo e insieme era là, concreta. Mi assaliva da ogni lato ma non ne
capivo la fonte, completamente catturata dalle sue note.
E poi... fu come se ci fosse più luce,
la musica illuminava quel cortile, non accennava a smettere,
acquistava corpo, coraggio.
Rimanevo inchiodata, chiusi gli occhi,
restare sola con quella melodia, mi cullò finché non scivolai in
quieti sogni.
Il primo raggio di sole rischiarò il
mio risveglio, la melodia rimaneva in me come un eco lontano.
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