Una lampada illumina fiocamente la
stanza. È vuota.
Un tavolino, con i resti di una cena.
Una poltrona scucita.
Un gatto dorme, su un tappeto
sfilcacciato.
Oltre non si vede. I rumori della
notte giungono attutiti.
Un uomo salì sul palco, spostò un
poco la poltrona, avvicinò il tavolo al tappeto. La lampada stava
bene al suo posto. Da quella distanza il gatto risultava chiaramente
quel che era, un peluches. Anche se ben fatto.
Poi scese dal palco.
Ricominciarono i rumori di sottofondo.
Da dietro le quinte entrò una donna, in pigiama. Aveva un libro in
mano, si mise a leggerlo, seduta sulla poltrona. Di lì a poco altri
attori fecero il loro ingresso nella scena, recitavano la loro parte
ignorando la donna.
Due uomini ebbero una violenta
discussione, lei continuava a leggere, solamente, nient'altro.
Lei era l'inerzia, la spettatrice
passiva che non può intervenire.
La sua parte era quella più difficile.
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