-Tu devi ancora finire?
-Io posso andare avanti ad
oltranza.
-Allora falla, poi vado io.
-Il bagno è freddo?
-Che stronza, vado.
E lei rimase là, senza sapere che
fare, attendendo il suo turno e il bagno caldo. Il cane le si
accoccolò sulle ginocchia, e pelosamente iniziò a russare. Lei
prese in mano un libro ma non lo aprì, rimase un poco a fissare la
copertina.
Lo aveva trovato in cantina qualche
giorno indietro. Era in inglese, non sapeva a chi fosse appartenuto
prima. L'immagine di copertina recava una bimba che correva su di un
prato. Una gonna rossa e due trecce al vento. Bionde.
Le ricordava di sé e di quelle pazze
corse dietro a rumori che non esistevano. Lei e Giorgio, il suo
vicino di casa, due biciclette sporche di fango. Giorgio che correva
con i cani e si arrampicava sugli alberi, lei che intrecciava
margherite andava sull'altalena. Era bello essere bambini in
campagna, tanti anni fa. Era bello crescere insieme al grano che
matura, e ogni anno di nuovo. Era bello essere giovani e camminare al
tramonto.
Poi Giorgio andò in America, lei via
lontano e non si videro più. Cosa le mancava? Giorgio, la gioventù
o i campi dorati? O i sogni lontani dimenticati da tempo?
Adesso rimanevano rughe di mezz'età e
un uomo difficile, che c'era e non c'era, accanto a lei. Forse
Giorgio la avrebbe potuto ritrovare. Chissà.
Lui uscì dal bagno, immerso nella
spugna blu e fece in tempo a sentire il rumore della porta e sul
divano rimaneva la forma di lei. Come saluto quel libro in inglese
senza un padrone.
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