La sto aspettando, spero solo che non
faccia tardi. Un tempo era puntuale. La pioggia gelida mi colpisce il
volto e le spalle, e il busto e le gambe senza dar tregua neppure un
minuto. Ho sempre più freddo e l'oscurità sempre più fitta.
Non so perché son venuto, perché ho
ceduto alle insistenze, perché sono qui che aspetto e soffro per il
freddo.
Devo parlarti.
Di cosa.
Devo farlo di persona.
Questo fare duro, scontroso e secco le
è proprio, non mi ha né stupito, né offeso.
Potevo dire no, potevo rifiutarmi, sono
ancora in tempo ad andarmene. E poi quella voce, quella che, talvolta
dal cuore, talvolta dal cervello, talvolta dallo stomaco, continua a
parlare. Per sempre chiederà cosa era, e perché non son rimasto.
Magari è importante, magari no, ma non
ho voglia più di pentirmi per non aver fatto qualcosa.
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