Le ragazze continuavano ad aspettare,
sempre più strette le une alle altre; intorno la stessa impazienza e
lo stesso fremito che dominava nei loro corpi. Alcune se ne andarono,
stremate, altre scaldavano i loro muscoli, altre ancora, infine,
riconosciutesi da lontano, correvano a salutarsi con un misto di
cordialità e inimicizia. Molte di esse erano pesantemente truccate,
e Rosa, acqua e sapone, si sentiva molto a disagio.
"Questa è un'audizione per
professioniste, non ci assumeranno mai."
Osservò Sara e subito si pentì delle
sue parole, vedendo la speranza farsi ancora più fievole sul volto
dell'amica. Aveva ragione, ma Rosa non intendeva disperare; sentiva
le gambe dolere per le lunghe ore ferma in piedi e temeva che
l'avrebbero tradita. Si fece nuovamente forza limitandosi a
bisbigliare sottovoce
"Ce le faremo!"
Una voce si levò alle loro spalle,
forte ed acida.
"Nemmeno quando entrai a far parte
del corpo di ballo di Cats ho atteso così a lungo. Me ne
vado."
Un mugolio d'assenso segui le parole
della sconosciuta ragazza. Con una gomitata, Sara attirò
l'attenzione della compagna.
"Che ti dicevo? Sono
professioniste."
"Tra poco ci siamo."
Fu l'unica risposta che ottenne in
cambio.
Lentamente avanzavano lungo il
corridoio e la determinazione di Rosa, che prima si era fatta
sconforto, iniziava ad assumere i tratti dell'emozione.
Non ti bloccare, non ti bloccare, non
ti bloccare.
Una voce dentro sé continuava ripetendo la litania,
mentre Rosa grandi respiri inalava per mantenere la calma.
Quella mattina aveva ricevuto una
lettera dalla sorella. Viola le raccontava di come era andato il
viaggio, del suo nuovo lavoro così entusiasmante, della casa
aziendale dove era andata a vivere, piccola ma decisamente carina, di
quanto sono gentili ed educati gli scandinavi. Ripensando a quelle
parole, Rosa cercava di assorbirne tutto l'entusiasmo e far suo
l'ottimismo della sorella, sapendo che le sarebbero serviti.
Ancora qualche passo avanti.
Percepiva il suo corpo sudare e un
lieve imbarazzo per l'odore non buono che probabilmente emanava.
"Non ti preoccupare" Sara con
un sorriso stentato "siamo tutte nelle tue condizioni."
Ma anche nelle sue parole Rosa vedeva
salire la tensione. Furono fatte entrare in uno spogliatoio, erano in
dieci. Così potevano prepararsi. Rosa indossò il suo body e le
scarpette imitando la sicurezza dei gesti dell'amica. Consegnarono
loro un questionario da riempire con i propri dati, le esperienza
passate e le motivazioni che l'avevano spinte là.
La condussero infine sul palco. Le luci
erano accese, si soffocava. Una manciata di uomini, e donne, sedevano
davanti con delle schede in mano.
Forse le loro.
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